Anche loro danzano, e lo fanno nel cielo, dipingendo a colori vivi e fosforescenti, verde e giallo e blu e viola, l’azzurro scuro della sera o il nero della notte. I cieli sono quelli polari della nostra terra, ma non sempre: a volte compaiono in zone più vicine all’equatore, e sono presenti anche su altri pianeti. E’ uno spettacolo di luci cangianti.
Le aurore polari sono un fenomeno la cui origine è oggi spiegata scientificamente, ma nell’antichità era ritenuto misterioso e raccontato attraverso leggende e miti: i vichinghi ad esempio pensavano si trattasse del bagliore degli scudi delle walchirie, e quando si scorgeva significava che era in corso una battaglia. Di certo fin dalle epoche più antiche hanno affascinato gli uomini, e sono state sempre associate a manifestazioni soprannaturali: per alcune tribù di indiani le aurore erano i riflessi della danza del fuoco di folletti; ancor oggi, per gli aborigeni australiani sono una danza degli dei e per gli inuit della Groenlandia una danza dei morti.
In effetti è proprio un movimento danzato la prima immagine che viene in mente, perché questi bagliori di luce formano delle strisce, dei nastri che si svolgono muovendosi morbidamente e con lentezza, come fossero onde spinte da una forza invisibile. Come lingue di fuoco aeree si formano e poi si smaterializzano, ma si percepisce anche la loro energia, che le manifesta appunto come luci.
Al loro apparire può essere associato un suono talvolta anche udibile dall’orecchio umano e prodotto, come le luci stesse, da particolari perturbazioni del campo magnetico terrestre in interazione con l’ambiente circostante.